23 oct. 2025
Situazione elettrica in Spagna: obiettivi, infrastrutture e sfide verso il 2030
La Spagna accelera verso la mobilità elettrica: crescita, ritardi e strategie per raggiungere gli obiettivi europei al 2030.
Negli ultimi anni, la Spagna ha compiuto passi significativi nel campo della mobilità elettrica, ma il percorso verso una piena elettrificazione resta complesso. Tra ambiziosi obiettivi europei, ritardi infrastrutturali e incentivi a singhiozzo, il Paese si trova oggi in una fase cruciale della propria transizione energetica.
La situazione elettrica in Spagna non riguarda soltanto la diffusione delle auto elettriche, ma rappresenta un tassello fondamentale della strategia nazionale per la decarbonizzazione. Secondo il piano Fit for 55, approvato dall’Unione Europea, ogni Stato membro deve ridurre le proprie emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Questo implica un cambiamento radicale nel modo di produrre, consumare e muoversi.
Eppure, nonostante un’accelerazione visibile nel 2025, la Spagna è ancora in ritardo di circa 200.000 unità rispetto agli obiettivi fissati da Bruxelles. Le vendite di veicoli elettrificati – ovvero completamente elettrici e ibridi plug-in – dovrebbero chiudere l’anno con circa 378.000 unità, un numero che, seppur incoraggiante, resta al di sotto del potenziale.
Per comprendere pienamente questa situazione, è necessario analizzare i diversi fattori che contribuiscono al rallentamento: la capacità del mercato, l’evoluzione della rete di ricarica, le politiche pubbliche e il ruolo dei costruttori. Il quadro complessivo rivela un Paese in movimento, che ha imboccato la strada giusta, ma che deve ancora affrontare sfide strutturali per consolidare i progressi e raggiungere la neutralità climatica.
Evoluzione del mercato automobilistico spagnolo e la corsa verso l’elettrico
L’evoluzione del mercato automobilistico in Spagna riflette una dinamica di crescita discontinua. Dopo un biennio di rallentamento legato alla crisi economica e alla carenza di microchip, il 2025 ha segnato una ripresa, ma ancora lontana dagli standard europei.
Tra il 2023 e il 2024, le vendite di auto elettriche sono aumentate del 12%, mentre nel 2025 la crescita si è limitata a un 1,9%, ben al di sotto dell’obiettivo minimo del 30% annuo previsto dal PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima). Nel 2024, ad esempio, erano state vendute poco più di 115.000 unità, contro le 280.000 previste dal piano.
Nonostante ciò, il peso del segmento elettrico è ormai impossibile da ignorare: le auto elettriche e ibride plug-in rappresentano circa il 25% delle immatricolazioni totali nel Paese. Questo risultato è dovuto in gran parte all’espansione di marchi come Tesla, BYD e MG, che hanno introdotto sul mercato modelli competitivi in termini di prezzo e autonomia.
Il profilo medio del consumatore spagnolo di veicoli elettrici è cambiato: se fino a pochi anni fa l’auto a batteria era vista come un bene di lusso, oggi è percepita come una scelta razionale e sostenibile. Tuttavia, la disponibilità limitata di modelli di fascia media e i costi ancora elevati rappresentano un ostacolo alla diffusione di massa.
La crescita del mercato è condizionata anche da fattori culturali. In molte aree del Paese, specialmente nei centri urbani di piccole e medie dimensioni, la paura di “restare senza energia” resta uno dei principali deterrenti. A ciò si aggiunge la lentezza burocratica che ha caratterizzato per anni i programmi di incentivo, frenando l’interesse di molti potenziali acquirenti.
Nel complesso, il mercato spagnolo mostra segnali positivi ma non ancora sufficienti: la transizione è iniziata, ma serve una strategia coordinata per garantire che la crescita sia continua, equilibrata e accessibile a tutti i segmenti della popolazione.
Politiche energetiche e obiettivi nazionali: il ruolo strategico del PNIEC
Il PNIEC 2021-2030 (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) costituisce il pilastro della politica energetica spagnola. Esso prevede una serie di misure per ridurre le emissioni, aumentare la quota di energie rinnovabili e migliorare l’efficienza energetica, con l’obiettivo di portare la Spagna verso un modello economico sostenibile.
Uno dei punti chiave del PNIEC riguarda la mobilità elettrica: il piano stabilisce di raggiungere 5,5 milioni di veicoli elettrici circolanti entro il 2030. Tuttavia, secondo i dati della Dirección General de Tráfico (DGT), alla fine del 2024 circolavano solo 456.000 veicoli elettrificati, pari all’1,7% del parco automobilistico nazionale.
Nel 2025, grazie alla spinta del piano Moves III e alla crescente offerta dei costruttori, la cifra è salita a 614.000 unità, ma resta lontana dal traguardo. Per raggiungere l’obiettivo, il Paese dovrebbe immatricolare quasi un milione di veicoli elettrici ogni anno nei prossimi cinque anni – un ritmo che appare, al momento, poco realistico senza interventi straordinari.
Il PNIEC non si limita alla mobilità. Include azioni coordinate nel settore dell’energia rinnovabile, con l’obiettivo di raggiungere il 74% di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030, e incentivi all’installazione di infrastrutture di ricarica pubbliche e private.
Tuttavia, la sua attuazione è ostacolata da una governance frammentata. Le competenze sono suddivise tra governo centrale, comunità autonome e enti locali, il che rende il processo decisionale lento e complesso. Senza un coordinamento efficace e una semplificazione burocratica, il rischio è che la Spagna non riesca a rispettare le scadenze imposte da Bruxelles.
Ciononostante, il piano rimane un quadro fondamentale. Esso dimostra la volontà politica del Paese di allinearsi ai principi della transizione ecologica europea, promuovendo allo stesso tempo innovazione, investimenti e creazione di occupazione verde.
Il pacchetto Fit for 55 e le implicazioni per la mobilità urbana spagnola
Approvato nel 2021, il pacchetto Fit for 55 è la strategia legislativa più ambiziosa mai adottata dall’Unione Europea in materia di clima ed energia. Il suo obiettivo è chiaro: ridurre le emissioni nette di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
Per il settore automobilistico, ciò significa la fine della vendita di nuovi veicoli a combustione interna entro il 2035. Un traguardo che costringe i costruttori e i governi a ripensare radicalmente le proprie politiche industriali e infrastrutturali.
In Spagna, l’impatto del Fit for 55 si riflette in due dimensioni principali: la riduzione delle emissioni urbane e la promozione di un ecosistema di mobilità sostenibile. Le città spagnole sono tra le più attive in Europa nell’adozione di zone a basse emissioni: Madrid, Barcellona, Siviglia e Valencia hanno già introdotto regolamentazioni restrittive per i veicoli più inquinanti.
La sfida, tuttavia, resta quella di garantire alternative accessibili. Nonostante il miglioramento dell’offerta di veicoli elettrici, i prezzi restano elevati rispetto al reddito medio. Inoltre, la mancanza di punti di ricarica rapida in molte aree urbane penalizza chi non dispone di un garage privato.
Il Fit for 55 non è solo un vincolo normativo, ma un’opportunità economica. L’obbligo di elettrificare il parco veicoli europeo ha stimolato nuovi investimenti industriali in Spagna, come la Gigafactory di Sagunto (Valencia) di PowerCo (Volkswagen Group) e progetti di riciclo delle batterie a Saragozza e Barcellona.
In prospettiva, l’allineamento del Paese agli obiettivi europei potrebbe generare fino a 350.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030, secondo le stime dell’Associazione Nazionale dei Costruttori (ANFAC). Tuttavia, per realizzare pienamente questo potenziale, è necessario accelerare l’espansione infrastrutturale e garantire incentivi stabili nel lungo periodo.
Il Piano Moves: incentivi, ostacoli e risultati concreti
Il Piano Moves rappresenta lo strumento principale attraverso cui il governo spagnolo sostiene l’acquisto di veicoli elettrici e l’installazione di punti di ricarica. Lanciato nel 2019 e oggi giunto alla terza edizione, il programma ha avuto un impatto tangibile sul mercato, ma anche numerose criticità.
Nel 2024, la sospensione temporanea dei fondi per oltre sei mesi ha provocato un brusco calo nelle immatricolazioni, al punto da spingere l’allora presidente di ANFAC, Wayne Griffiths, a dimettersi in segno di protesta. Solo nel 2025, con la riattivazione del programma, il mercato ha ripreso slancio.
Il Moves III prevede incentivi fino a 7.000 euro per l’acquisto di un’auto elettrica e fino a 1.300 euro per l’installazione di un punto di ricarica domestico. Tuttavia, il processo burocratico per ottenere i fondi è spesso lungo e complesso: in alcune regioni, i tempi medi di approvazione superano i sei mesi.
Nonostante le difficoltà, il piano ha avuto effetti positivi in termini di diffusione: in nove comunità autonome, i fondi sono stati esauriti già nel primo semestre del 2025, segno di un crescente interesse da parte dei cittadini. Le regioni con le migliori performance sono Madrid, Catalogna, Andalusia e Valencia, dove le vendite di veicoli elettrificati sono triplicate rispetto all’anno precedente.
Il principale limite del Moves risiede nella sua struttura frammentata. Ogni comunità gestisce autonomamente i fondi, con regole e tempi diversi. Ciò crea disparità territoriali che penalizzano le zone meno sviluppate e rallentano la crescita complessiva del mercato.
Per rendere il piano più efficace, gli esperti propongono la creazione di un sistema unico nazionale digitale per la gestione delle domande, che permetta di ridurre i tempi di attesa e aumentare la trasparenza. Un’altra proposta è quella di introdurre incentivi diretti alla rottamazione dei veicoli più inquinanti, favorendo così il rinnovo del parco auto circolante.
Infrastrutture di ricarica in Spagna: sviluppo e sfide irrisolte
La diffusione delle infrastrutture di ricarica è il cuore della transizione elettrica. Senza una rete capillare e affidabile, l’espansione della mobilità elettrica rischia di rallentare drasticamente.
Nel terzo trimestre del 2025, secondo il Barómetro de la Electromovilidad di ANFAC, la Spagna contava 52.107 punti di ricarica pubblici, pari al 57% dell’obiettivo 2025, fissato a 91.000 unità. Di questi, solo il 31% offriva potenze superiori ai 22 kW, percentuale ancora lontana dal target del 47% stabilito due anni prima.
La distribuzione è estremamente disomogenea: oltre il 60% dei punti si concentra in cinque regioni – Madrid, Catalogna, Andalusia, Comunità Valenciana e Paesi Baschi – mentre nelle zone rurali e insulari l’accesso resta limitato.
Il PNIEC prevede di raggiungere 300.000 punti di ricarica entro il 2030, un obiettivo che implica moltiplicare per cinque la rete attuale. Per farlo, sarà indispensabile potenziare la cooperazione pubblico-privata e semplificare le procedure di autorizzazione, oggi spesso ostacolate da vincoli tecnici e urbanistici.
Sul fronte privato, diverse aziende stanno investendo nella creazione di stazioni di ricarica rapida (DC) lungo le principali autostrade. Tuttavia, la densità media resta bassa: in Spagna si contano circa 110 punti di ricarica ogni 100.000 abitanti, contro i 300 della Germania e i 500 dei Paesi Bassi.
La mancanza di uniformità nei metodi di pagamento e nelle tariffe rappresenta un ulteriore ostacolo. Un utente che viaggia tra diverse regioni spesso deve registrarsi a più piattaforme o utilizzare app diverse. L’adozione di sistemi interoperabili e protocolli come l’OCPP è quindi essenziale per migliorare l’esperienza dell’utente e stimolare la fiducia nel sistema.

Fattori che frenano la diffusione della mobilità elettrica
Sebbene il mercato spagnolo mostri segnali di maturazione, diversi fattori continuano a limitare la diffusione dei veicoli elettrici.
In primo luogo, il prezzo d’acquisto rimane elevato rispetto ai veicoli a combustione interna. Anche considerando gli incentivi, il costo medio di un’auto elettrica in Spagna supera ancora i 35.000 euro, contro una media europea di 30.000.
In secondo luogo, l’autonomia reale dei modelli di fascia media si aggira attorno ai 350-400 km, un valore che, sebbene sufficiente per l’uso urbano, risulta limitante per chi percorre lunghe distanze.
Un altro problema è la disomogeneità territoriale dell’infrastruttura: le grandi città sono relativamente ben servite, ma nelle aree rurali la rete è ancora troppo scarsa. Questa disparità penalizza il turismo e il trasporto professionale, due settori strategici per l’economia spagnola.
Infine, la percezione del consumatore gioca un ruolo fondamentale. Molti automobilisti considerano ancora l’auto elettrica una tecnologia “non del tutto matura”, e temono costi nascosti legati alla manutenzione o alla sostituzione delle batterie. Tuttavia, secondo studi indipendenti, i veicoli elettrici garantiscono costi di gestione inferiori del 40-50% rispetto ai modelli tradizionali.
Superare questi ostacoli richiede un approccio integrato: politiche fiscali più incisive, informazione al consumatore, sviluppo di modelli accessibili e, soprattutto, un impegno continuo da parte delle istituzioni per garantire stabilità normativa e chiarezza sugli incentivi futuri.
Panorama europeo e impatto sui produttori automobilistici
Il rallentamento della Spagna non è un caso isolato. Anche a livello europeo, la crescita del mercato elettrico sta mostrando segni di saturazione. Ad agosto 2025, le auto completamente elettriche rappresentavano il 16% delle immatricolazioni totali nell’Unione Europea, quattro punti sotto l’obiettivo del 20% fissato dall’ACEA (Associazione Europea dei Costruttori).
In risposta a questo scenario, diversi produttori hanno rivisto le proprie strategie. Ford e General Motors hanno ridotto la produzione di modelli BEV (Battery Electric Vehicle) in Europa, citando costi elevati e domanda inferiore alle previsioni. Mercedes-Benz ha rinunciato all’obiettivo di vendere solo auto elettriche entro il 2030, mentre Stellantis ha abbandonato il piano “Dare Forward 2030”, originariamente concepito per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2038.
Questi aggiustamenti riflettono una realtà più complessa: la transizione energetica è costosa e dipende fortemente dal supporto politico. Gli incentivi statali sono essenziali per mantenere la competitività, soprattutto in un momento in cui le case automobilistiche cinesi – come BYD, Nio e Xpeng – stanno conquistando quote di mercato con modelli economici e tecnologicamente avanzati.
Per la Spagna, questo contesto rappresenta un’opportunità strategica. Il Paese ospita una delle catene produttive più solide del continente e potrebbe diventare un hub europeo per la produzione di veicoli elettrici e batterie, a condizione di attrarre investimenti e semplificare la burocrazia industriale.
Impatto economico e ambientale della transizione elettrica
La transizione verso la mobilità elettrica non è solo una necessità ambientale, ma anche una grande opportunità economica. Secondo stime del Ministero per la Transizione Ecologica, l’espansione del settore elettrico potrebbe generare fino a 300.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030, distribuiti tra produzione, infrastrutture e servizi digitali.
Sul fronte ambientale, i benefici sono già tangibili: tra il 2019 e il 2025, le emissioni medie di CO₂ delle nuove immatricolazioni in Spagna sono diminuite del 34%, grazie all’aumento dei veicoli a zero emissioni e all’adozione di politiche urbane più restrittive.
Un altro effetto positivo è la riduzione della dipendenza energetica esterna. L’integrazione tra mobilità elettrica e fonti rinnovabili – in particolare il solare fotovoltaico – permette di ridurre l’importazione di combustibili fossili e rafforzare la sicurezza energetica nazionale.
Inoltre, l’adozione diffusa di tecnologie come il vehicle-to-grid (V2G) consentirà di utilizzare le auto elettriche come riserve di energia distribuita, contribuendo alla stabilità della rete e all’efficienza complessiva del sistema.
Il processo, tuttavia, deve essere accompagnato da un solido piano di formazione professionale per garantire che i lavoratori tradizionali dell’industria automobilistica possano riconvertirsi verso nuovi ruoli.
Prospettive e conclusioni: la Spagna può ancora vincere la corsa elettrica
Nonostante i ritardi accumulati, la Spagna possiede tutti gli elementi per colmare il divario con i Paesi europei più avanzati. La combinazione di risorse rinnovabili, capacità industriale e posizione strategica la rende un attore potenzialmente centrale nella transizione verso una mobilità a emissioni zero.
La chiave del successo risiederà nella continuità politica e nella capacità di integrare le politiche pubbliche con l’iniziativa privata. Serve una visione condivisa che unisca industria, amministrazioni locali e cittadini in un progetto comune.
Se la Spagna saprà affrontare con decisione le proprie sfide – migliorando l’infrastruttura di ricarica, rendendo più accessibili gli incentivi e sostenendo la produzione locale – potrà raggiungere gli obiettivi del 2030 e posizionarsi come modello europeo di transizione energetica.
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